Storia della Reale Arciconfraternita del SS.Sacramento di Torre Annunziata


Relativamente recente appare la costituzione di questa Congrega.

Secondo gli atti ufficiali il 17 Dicembre del 1762 è la data del riconoscimento canonico in occasione della Santa del Vicario Generale Mons.Filippo Allifano.(A.S.D.N. - Atti S. Visita 1762 – Fascio 77).

La Regola statutaria delinea con grande chiarezza, in undici capitoli,i fini esclusivamente caritativi della Confraternita.

 

fondatori, pie persone appartenenti a ceti nobili della società di allora, tutti viventi nel Casale, stabilirono che tale Sodalizio fosse composto soltanto da trentatré Fratelli, compresi i Governatori. I fini perseguiti erano: l’assistenza ai poveri ed agli infermi,gli onori funebri ai defunti abbandonati, l’accompagnamento orante del Viatico e la partecipazione ai cortei processionali.

 

Il Re Ferdinando IV appose il proprio sigillo a questa Regola in data 30 aprile 1763 concedendo il riconoscimento giuridico alla Confraternita laicale sotto il titolo del Santissimo Sacramento.

 

La buona reputazione dei “Fratelli” ed i nobili scopi che essi si prefiggevano ne consentirono l'insediamento presso la Chiesa dello Spirito Santo al Bosco, nella cui sagrestia si stabilì la sede con il consenso del Rettore, a cui furono demandate le funzioni di Padre Spirituale della confraternita.

 

Una esperienza di forte spessore religioso accompagnò il cammino della Congregazione che divenne, col tempo, autentico laboratorio di vita evangelica vissuta in comunione di intenti.

Dei meriti acquisiti dalla confraternita venne a conoscenza addirittura il Pontefice Leone XII che dimostrò il Suo compiacimento elevando l'Ente al rango di Arciconfraternita con Breve del 7 luglio 1826;per tale fausto evento i Fratelli poterono godere della remissione dei peccati e di indulgenze plenarie.

 

Per non essere da meno, il mese successivo, il 13 agosto, il Re Francesco I esternò il suo apprezzamento autorizzando l’Arciconfraternita a fregiarsi del titolo di “Reale”.

 

Dai documenti negli archivi si apprende che un primo rifacimento dell'Oratorio risale al 1789 quando vennero modificate le linee architettoniche e le volumetrie. In tale anno si procedette all’acquisizione della pregevole tela posta sull'altare maggiore, raffigurante la “Santa Cena”, oggi andata persa e sostituita all’inizio dell’800 da un affresco con volto di Gesù, rinvenuto durante i lavori di restauro della Cappella del 2017.

 

Il mutare di tempi e delle esigenze porta ad una radicale modifica della primitiva Regola. A seguito di molteplici adunanze, animate da accesi dibattiti, viene varato un novello statuto che consente l'ammissione di Fratelli sopra numerari in misura cinque volte maggiore dei trentatré originari.

Anche le finalità si estendono e si evolvono. Non più solo azioni caritative a favore dei diseredati, ma estensione di benefici materiali ed interventi di mutuo soccorso per tutti i Fratelli numerari e soprannumerari in caso di infermità e di decesso.

Questa profonda mutazione della Regola trova, comunque, l’approvazione del Sovrano con il Regio Assenso di Francesco I° in data 17 ottobre 1829.

 

Restano vive le costumanze tradizionali con la partecipazione compatta dei Fratelli, con indosso il saio di tela bianca con mozzetta merlettata e cingolo rosso, alle cerimonie pubbliche ed a riti processionali di grande spettacolarità.

Altrettanto sentito l’attaccamento all’Oratorio, posto sul lato ad Est della Chiesa dello Spirito Santo,con l’ingresso a destra del fronte principale. Con i fondi raccolti dalle offerte degli associati, infatti, esso viene completamente ristrutturato ed abbellito nel 1834.

 

Risale al 1862 la costruzione della cappella sepolcrale e, grazie alle attività caritative in essa espletate, il Sodalizio si accresce di importanza e vitalità. Si devono, invece, alle munifiche sovvenzioni del Confratello benefattore, il Cavaliere Michele Prisco, i restauri, le pitturazioni, gli stucchi, le decorazioni, il nuovo corredo di oggetti e paramenti sacri che impreziosirono l'Oratorio nel 1883.

Passato indenne attraverso le turbolenze della politica anticlericale che caratterizzarono gli ultimi decenni del XIX secolo, il pio Ente ebbe formale riconoscimento dei suoi fini di culto con Regio Decreto del 4 ottobre 1938 n. 1717.

 

Arrivando ai giorni nostri, ci preme raccontare il ruolo che oggi riveste la Reale Arciconfraternita del Santissimo Sacramento soprattutto nel rapporto con la Chiesa e con la Società a fronte degli attuali vigenti patti tra Stato e Chiesa.

La nostra Arciconfraternita è una associazione pubblica di laici, dotata di riconoscimento giuridico civile, formata a seguito di un atto di elezione dell’autorità ecclesiastica che assegna alla Confraternita stessa una missione canonica ben specifica (canone 301 CIC).

 

La missione assegnata è l’insegnamento della dottrina cristiana in nome della Chiesa e l’incremento del pubblico culto. Il mandato contempla, inoltre, che il Padre Spirituale della congregazione aiuti i laici in questo impegno e ne controlli la corretta attuazione.

Questo mandato fa sì che la nostra Confraternita abbia oggi, più che nel passato, ragione di esistere.

 

L’inarrestabile secolarizzazione -definendo con questo termine il processo degenerativo di desacralizzazione in atto nella nostra società- rende sempre più necessaria un’opera di apostolato tra gli uomini da parte di chi crede nella parola cristiana.

 

Ricordiamo che la regola della Confraternita, anche oggi, è composta da due fini istituzionali:

·         il primo, su richiamato, di suscitare l’aggregazione tra i fedeli ed incrementare il culto;

·         il secondo di esercitare opere di carità e di pietà popolare

 

Fede e Carità si esigono a vicenda.

E nel rispetto di questi due fini che la nostra Arciconfraternita, sin dalla sua nascita, ha fondato il cammino ed in nome di esse proseguirà verso il futuro, rispettando l’esortazione alle confraternite del Concilio Vaticano II, affinché esse siano sempre esempi di perfetta fusione tra profonda tensione religiosa ed efficace baluardo alle problematiche del sociale.